martedì 10 aprile 2018

Grattaciela nacque a Shanghai

Che Donna Cina ci avesse trascorso 5 anni era una garanzia. Me la descriveva tra un acquisto e l’altro quando veniva a trovarmi a Torino, aneddoti originali che fomentavano la mia curiosità. Shanghai traboccava mistero da tutti i pori ed io ero lì ad aspettare l’occasione giusta per visitarla. Che poi è arrivata nel 2007.

La mia stanza d’albergo nel Bund si affacciava sul fiume che divideva l’irraggiungibile paradiso di Pudong, con i suoi edifici svettanti dalle forme più eccentriche e sgargianti, e il centro polveroso, trafitto in ogni angolo dai pilastri dei lavori in corso per l’imminente Expo.

Ricordo che una notte, prima di addormentarmi, mi sono avvolto in una coperta e sono uscito sul terrazzino del mio modesto stanzino e proprio lì ho cominciato a sognare ad occhi aperti. Com’erano alti i palazzi al di là del fiume, era la prima volta che ne vedevo di così impressionanti. Tokyo non esisteva ancora nel mio immaginario quotidiano. E così è nata Grattaciela, la bambina che cresceva senza sosta alla ricerca di un posto nel mondo in grado di accoglierla. Quei bagliori sull’altra sponda del fiume si sono trasformati nella promessa rassicurante che esiste per tutti un luogo dove vivere sereni. Il tutto confezionato in un libro per bambini a suggellare quella notte di fantasie.

Pochi giorni fa sono tornato a Shanghai, quasi per caso. Sono approdato direttamente nel paradiso di Pudong in un edificio vetrato di 60 piani. Recentemente sto cercando di sconfiggere le mie paure una ad una: questa volta ho sfidato il terrore del vuoto. Mi sono arrampicato sul parapetto e, protetto solo da uno strato di vetro, ho cercato con lo sguardo l’abbaino che tanti anni fa era stato complice della nascita di un’idea felice. Dell’edificio però non c'era più traccia. O era talmente piccolo da sfuggire alla mia visuale.

Allora mi sono chiesto dove sta la felicità: nell'infinitamente piccolo che gli sguardi non riescono a mettere a fuoco o nella maestosità grandiosa sotto gli occhi di tutti?

Non ho considerato lo spazio nelle mie riflessioni: forse è lì, dove questioni come le dimensioni perdono significato, che sta la risposta.

Shanghai ho bisogno di vederti almeno un'altra volta, forse dalla Luna.

Nessun commento:

Posta un commento