domenica 8 aprile 2018

Hangzhou, la città crudele

Privato della musica, in parte dell’odorato e della voce riesco ancora a godere di questo luogo.
Hangzhou può essere crudele: prima ti strappa il cuore con la bellezza dei suoi tramonti, poi ti ruba il senso dell’orientamento e finisci per perderti in uno dei vasti giardini o degli svariati percorsi di montagna che costituiscono le maggiori attrattive della città. Non finisce però qui e la menomazione dei sensi continua. Non senti più la fame di mezzogiorno perché hai smania di immortalare un luogo, un fiore, una situazione che l’indomani non esisteranno più in questa città cangiante come il rivestimento floreale che la abbellisce.
Anche il dolore è attutito e nonostante ti senta febbricitante continui a camminare, perché questo è il paradiso e non può esserci luogo migliore per alleviare le tue pene. Non temi la morte perché in questa città sembra di essere già passati oltre. Questa consapevolezza ti da il coraggio per affrontare situazioni che altrimenti nella vita di tutti i giorni ti apparirebbero insormontabili. 
Mi trovavo su un pezzo di terra che si affacciava da un lato ad uno strapiombo e dal’altro a un muro di filo spinato, eppure non ho esitato un momento ad andare avanti. I giorni si trasformano in imprese e tutto quello che volevi fare, studiare o scrivere diventano attività accessorie quasi un ostacolo.
 C’e un momento però in cui devi pagare un prezzo. Quando ti chiudi alle spalle la porta della camera d’albergo di bassa categoria dove alloggi e tiri le tende della finestra. Allora tutto si presenta più marcato e tetro ai tuoi occhi illuminati dalla lampadina al neon della stanza. I segni di una vecchiaia lenta ma inevitabile, il dolore che si era dissolto improvvisamente ritorna più forte che mai ed è una lotta di sudore, sangue e umori corporei che accompagna le ore notturne. 
Un sonno dove le persone del presente e del passato si mescolano in una confusione da delirio febbrile  e sperimenti il trapasso che si esprime nel soffrire senza soccombere. Si alternano alle fasi di questa passione- un incubo ad occhi aperti- le grida di una donna provenire dal cortile proprio lì sotto dove si affaccia la tua camera al sesto piano. Anche la donna soffre, muore e ritorna più volte a sottolineare che le tenebre esistono anche nel paradiso in terra. Hanzhou con i suoi fiori profumanti e la malinconia dei suoi paesaggi scompare la notte, avvizzisce e  si trasforma in un mostro che devasta e non da tregua fino allo spuntare delle prime luci del giorno. É questo il pegno da pagare per avere il privilegio di godere di tale nefasta bellezza.

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